Indagini Ammanco Contabile Milano Costi Prezzo-Investigazioni Ammanco Contabile Milano
Dipendente -Infedele-
Indagini Milano -Aziendali
- IDFOX srl -
La sottrazione degli incassi aziendali da parte di un dipendente può rappresentare un rischio concreto soprattutto nei settori più legati al mondo Aziendale e del commercio. Quando il lavoratore può essere controllato e che cosa rischia?

Agenzia IDFOX Srl - Since 1991
Le indagini aziendali per furti e ammanchi di cassa o contabili permettono di tutelare l’azienda, operando nel pieno rispetto della privacy così da garantire una corretta raccolta delle prove e renderle utilizzabili nel caso di richiesta di risarcimento o nelle cause di licenziamento di dipendenti infedeli per giusta causa.
Se è vero che, talvolta, gli ammanchi di cassa sono imputabili a errori colposi del dipendente, in caso di forte dubbio, l’analisi delle differenze di cassa, la raccolta di testimonianze o le indagini vere e proprie svolte da un investigatore privato, permettono di fare la differenza e di avviare un’azione legale nei confronti del sospettato e richiedere il sequestro conservativo dei beni sottratti.
Il supporto di un investigatore privato è stato considerato legittimo così come stabilito da varie sentenza della Corte di Cassazione in cui viene ribadito che è possibile affidarsi ai servizi di un’agenzia investigativa se l’illecito compiuto va a incidere sul patrimonio, aziendale e societario-COMPRESO LE INDAGINI PREVENTIVE ART.391 C.P.P.
Ammanco contabile -
Cosa si rischia?
Per radicare la responsabilità dell’impiegato contabile nell’ipotesi di omesso e/o minore versamento all’Erario delle somme dovute, è sufficiente la prova dell’esistenza dell’ammanco o la mancata restituzione dei beni avuti in gestione, mentre all’agente contabile spetta di provare che il depauperamento patrimoniale è conseguenza di un fatto a lui non imputabile in quanto dovuto al caso fortuito o a causa di forza maggiore: è quanto ribadito dalla Corte dei conti, sez. giurisdizionale per la Regione Toscana, nella sent. n. 361/2021, depositata lo scorso 11 ottobre.
Nel caso di appropriazione indebita il dipendente infedele può essere licenziato per giusta causa perché anche qualora l’ammanco di cassa sia minimo, la condotta illecita finisce per ripercuotersi sul rapporto di fiducia tra le parti.
L’ammanco di cassa ha una rilevanza anche penale e si configura come appropriazione indebita – con l’aggravante prevista dall’aver abusato della relazione di fiducia che dovrebbe crearsi durante il rapporto di lavoro – quando la sottrazione avviene dopo un pagamento e prima che il denaro sia effettivamente registrato in cassa.
Nelle altre circostanze, il reato è ancora più grave perché si viene a parlare di furto aggravato.
Contattaci ora per richiedere una consulenza GRATUITA
Chi siamo
L’agenzia IDFOX è correntemente diretta dalla Dottoressa Margherita Maiellaro.
La direttrice ha maturato un’esperienza pluriennale nel campo investigativo ed ha conseguito una Laurea in Giurisprudenza, con specializzazione in diritto internazionale, presso l’Università Bocconi.
L’agenzia investigativa IDFOX Investigazioni è stata fondata da Max Maiellaro.
Con oltre 30 anni di esperienze investigative maturate nella Polizia di Stato, ha sempre risolto brillantemente ogni problematica investigativa. E' inoltre referente abituale di imprenditori, manager, multinazionali e studi Legali su tutto il territorio Italiano ed anche Estero.
Il team dell’agenzia IDFOX è formato da ex appartenenti alle Forze di Polizia
I quali si avvalgono di mezzi e tecniche sempre al passo con le nuove tecnologie, vantando conoscenze approfondite e certificate nel campo dell’intelligence.
30+
Anni di Esperienza
400+
Collaboratori in tutto il mondo
99%
Casi Risolti con Successo!
BLOG - ARTICOLI E SENTENZE
Soldi dei condomini spesi alle slot
Condannato a 5 anni amministratore
Carlo Beretta, il commercialista che nel 2010 era sparito nel nulla portando via i soldi di circa diecimila inquilini di una novantina di stabili
Alla fine del 2010, poco prima di Natale, era stata una delle storie più spettacolose da raccontarsi di palazzo in palazzo, al punto tale da scolorare quasi in leggenda metropolitana. E invece era tutta vera: era cioè davvero accaduto che un commercialista avesse di colpo chiuso lo studio in via Osculati ad Affori, liquidato le spettanze alle sue segretarie, impostato la segreteria telefonica con la canzone «Unchained Melody» dei Righteous Brothers, colonna sonora del film «Ghost», e poi fosse sparito nel nulla appunto come un fantasmino. Portandosi però dietro, in un colossale ammanco, i soldi che gli avevano affidato gli inquilini di una novantina di stabili, e che lui invece non aveva riversato nei pattuiti pagamenti dei fornitori, delle bollette di luce, acqua e gas, e delle varie tasse immobiliari.
Così almeno 10 mila persone, quelle direttamente o indirettamente collegate ai condomini in questione, avevano imparato a conoscere il nome (Carlo Beretta) di una figura altrimenti mitologica come il desaparecido amministratore condominiale di stabili in via Vincenzo Da Seregno e via Bramante, via Brivio e via Imbonati, ad Affori e alla Bovisa, in viale Coni Zugna e viale Jenner, via Grazioli e via Foppa, e anche fuori Milano. Tutti palazzi nei quali le assemblee avevano poi fatto parecchia fatica a ricostruire gli ammanchi nelle proprie contabilità di forniture, tasse e utenze varie.
Poi nel gennaio 2012 erano state «le Iene» a rintracciare Beretta in un convento del Lazio. Era così emersa la matrice del comportamento dell’amministratore, e cioè il gorgo di scommesse (su qualunque cosa trovasse asilo in una ricevitoria) nel quale l’aveva precipitato la sua ludopatia. Il suo avvocato Alberto Longo nel corso del tempo era riuscito a ridimensionare il volume delle iniziali contestazioni (attorno ai 4 milioni di euro), dimostrando che in realtà alcune poste contabili erano state duplicate nella ricostruzione ex post, e che quindi l’ammanco reale che poteva essere ragionevolmente addebitato all’amministratore di palazzi si aggirava piuttosto intorno al milione-milione e mezzo di euro volatilizzati in scommesse (tanto che, senza più una lira di questi soldi, l’uomo aveva visto aggredito dai creditori ciò che possedeva alla luce del sole).
Nel frattempo i fascicoli delle pm Francesca Celle e Daniela Cento erano stati riuniti nel dibattimento che si è concluso ieri davanti alla giudice Flores Tanga, la quale, invece che ai 3 anni e 3 mesi proposti dal viceprocuratore onorario rappresentante l’accusa, ha condannato Beretta a 5 anni per il reato di appropriazione indebita. Interessante un aspetto particolare del dispositivo della sentenza, laddove la giudice Tanga ha disposto che degli atti sia data notizia all’Uif-Unità di informazione finanziaria di Banca d’Italia. Perché? E’ immaginabile che nella motivazione della sentenza la giudice argomenterà sui buchi che avrebbero caratterizzato la gestione, in una filiale brianzola della Banca Popolare di Sondrio, del conto di gestione sul quale Beretta riversava i soldi dei vari condomini e dal quale in teoria avrebbe dovuto disporre i pagamenti per conto degli stabili.
Contabile deve restituire oltre un milione all'azienda per cui lavorava
La Corte d’Appello di Milano, con decisione in data 22 marzo 2021, ha condannato l’ex dipendente amministrativa di un’azienda a restituire l’importo di oltre un milione di euro di cui la stessa si era appropriata indebitamente nel corso del rapporto di lavoro.
Più in particolare, la lavoratrice ha svolto la sua attività per vent’anni per conto della stessa azienda, con mansioni di Responsabile contabile, tanto da essere diventata una persona di fiducia per l’Amministratore delegato e per gli altri vertici e consulenti dell’azienda.
Occasionalmente, e solo a seguito di assunzione di una dipendente che doveva sostituire la lavoratrice, la quale, nel frattempo, aveva raggiunto i requisiti della pensione ed aveva continuato a collaborare con l’azienda, l’Amministratore delegato è venuto a conoscenza che la stessa aveva per oltre dieci anni sottratto di volta in volta somme di denaro dalle casse sociali in modo occulto, attraverso un sofisticato meccanismo contabile che comportava l'incremento a monte dei valori del giustificativo originario e la successiva iscrizione di maggiori costi (inesistenti) attraverso la manomissione delle cifre nelle scritture contabili successive e sottoposte alla firma dell’Amministratore delegato.
Sentiti i testimoni, il Tribunale di prime cure si è pronunciato a favore della lavoratrice sulla base di presunzioni che hanno portato lo stesso a convincersi che fosse inverosimile che nessuno in azienda si fosse mai accorto di un ammanco di tale portata e, nello stesso senso, si è espresso il Giudice penale con una pronuncia che ha portato all’assoluzione della ex dipendente.
La difesa della Società in sede di appello ha posto - invece - l'attenzione sui meccanismi contabili alla base della gestione aziendale e sui sistemi di controllo e revisione dei conti, mostrando nel concreto e nel dettaglio come fosse stato impossibile per l'Azienda rintracciare le manomissioni operate dalla ex impiegata infedele e dunque la stessa abbia potuto indisturbatamente sottrarre danaro dai conti aziendali per anni.
La Corte d’Appello di Milano, in riforma della sentenza del Giudice di primo grado, nonostante l'intervenuta assoluzione in sede penale, ha condannato la lavoratrice alla restituzione del denaro sottratto, ritenendo idonei gli elementi di prova e gli argomenti offerti dall’azienda.
Contattaci
Chiama ora +39 02-344-223
IDFOX SRL ®
www.idfox.it - max@idfox.it
P.Iva 09741640966
Sede/uffici:
via Luigi Razza n.4, 20124 – Milano, Italy
- 30m dalla fermata MM3 Repubblica
- 300m dalla Stazione Centrale




